REGINA DAL CIN

REGINA DAL CIN

La vita di Regina Dal Cin è ancora oggi ricordata per la sua professione diventata per Lei una Missione. Dedicò tutta la sua vita ad aiutare gli altri, ad alleviare le loro pene e dolori. Era una “acconcia-ossa” ovvero curava slogature, distorsioni e tanto altro, con il solo uso delle mani, senza aver mai studiato da medico, anzi era anche analfabeta. Aveva un dono che non tenne per sé e per il suo tornaconto, ma si mese al servizio del prossimo. Imparò quest’arte dalla madre che lo faceva di mestiere nel retrobottega dell’osteria del padre. Fin dall’età di 5 anni osservava la madre nelle sue manovre e poi sperimentava le stesse sugli animali da cortile per capire il funzionamento delle articolazioni. All’età di 9 anni sostituì la madre, che si era fratturata una gamba durante un incidente sul calesse. All’età di 10 anni si trasferì dal fratello ad Anzano di Cappella Maggiore da San Vendemmiano, dove nacque nel 1819.

Rimarrà a vivere qui fino alla morte. Era molto affezionata al luogo e diceva:

“No lasso la me riveta par tuto l’oro del mondo.”

Regina non andò mai a scuola e dedicava tutto il suo tempo libero a migliorare le tecniche di manipolazione.

Era appassionata a tal punto, da assistere ai disseppellimenti nei cimiteri o negli obitori per conoscere meglio l’anatomia del corpo umano, non avendo altri mezzi per farlo.

Intelligente ed ambiziosa si perfezionò a tal punto che divenne una grande esperta nella riduzione della lussazione dell’anca. All’epoca era un problema molto grave che rendeva le persone inferme, isolate e sofferenti. Regina guariva le persone grazie alla manipolazione, ovvero un operazione veloce ed indolore. Regina accoglieva tutti: ricchi e poveri e chiedeva solo un offerta liberai ai più ricchi. Fu con le offerte che fece costruire l’attuale “Palazzo Regina Dal Cin”: una costruzione di tre piani, baciata dal sole, dove i pazienti venivano accolti ed ospitati per la convalescenza o l’attesa della visita.

Regina si sposò con Lorenzo Dal Cin ed ebbe un figlio: Pietro. Non smise mai di esercitare la sua missione.

Regina era considerata da molti una benefattrice, oggetto di ammirazione e di gratitudine, ma attirava anche l’invidia e le critiche di alcuni medici, che la accusavano “fare il dottore” senza alcun titolo, non avendo mai frequentato scuole: la chiamavano con disprezzo “empirica”.

Venne addirittura denunciata e subì ben quattro processi, dai quali uscì vittoriosa e anche con un diploma che le permise di continuare nella sua professione senza particolari problemi, accompagnata e sostenuta da altri medici che riconoscevano la sua bravura.Purtroppo nessuno di loro, neanche il più attento osservatore, riuscì ad imparare la sua “tecnica” che lei, in modo del tutto istintivo, riusciva ad adattare a seconda del caso che aveva di fronte.

Morì alla veneranda età di 80 anni e la sua tomba, insieme a quella del figlio, si trova presso la chiesa parrocchiale di Anzano, paese da Lei tanto amato.